Arte nella cattedrale: L’ottocento - La tela della Vergine del Rosario

Ultima modifica 6 maggio 2020

Testo di Sergio Natale Maglio - © Tutti i diritti riservati

Il recente restauro ha  evidenziato la creazione nel 1818 di nuove strutture murarie e divisorie per la realizzazione delle nuove cappelle, a seguito delle modifiche imposte dalla copertura in muratura della volta della chiesa. Nella cappella del Rosario sono visibili l’ampliamento e lo spostamento dell’asse della preesistente cappella, che rese inutilizzabile l’affresco del Rosario posto sopra il vecchio altare, perché oramai decentrato. Esso venne quindi ricoperto da intonaco e sostituito da una nuova tela, che era stata commissionata nel 1819 dalla congrega del Rosario a Samuele Tatulli per 76 ducati.
Si tratta dell’opera di maturità di un “pittore di devozione” di Conversano, attivo tra gli ultimi decenni del Settecento e i primi dell’Ottocento in diversi centri pugliesi e lucani, come Castellana Grotte, Noicattaro, Rutigliano, Turi, Oria, Palo del Colle, Conversano, San Vito dei Normanni, Matera  e Ferrandina.
La iscrizione riportata nella tela TATULLI PINGEBAT / 1824 conferma la cronologia temporale negli interventi per la sistemazione della nuova cappella, effettuati subito dopo gli importanti lavori di ristrutturazione. L’opera fu posta in posizione centrale sopra il nuovo altare, che era stato realizzato nel 1823 da mastro Leonardo Lozupone di Putignano, per  53 ducati.
Il dipinto è anch’esso ispirato al canonico tema della Vergine del Rosario, ma rispetto all’affresco presenta la variante al posto di santa Caterina di santa Rosa da Lima, che porta sulla testa una corona di rose. Inoltre, san Domenico ha ai piedi il cane che regge tra i denti una piccola torcia e un angelo che gli porge un ramo di giglio, consueti attributi iconografici del santo fondatore dell’Ordine dei Predicatori. La composizione appare poco ispirata e accademica, con qualche pecca di originalità. La disposizione dei Misteri riprende integralmente quella dell’affresco, con l’unica eccezione di una cesta colma di rose bianche, dalla quale nasce il rosario di medaglioni con le scene dei Misteri. Infatti, viene ripresa dall’affresco precedente anche l’idea  di creare, a contorno della composizione sacra, una sorta di grande rosario, del quale i medaglioni con le scene dei Misteri costituiscono i grani, questa volta collegati tra di loro da rose bianche e corone di rosario.
Attualmente la tela del Tatulli è stata spostata in posizione laterale, affiancata all’affresco originario, sulla parete sinistra della cappella del Rosario

LA TELA DELL’ULTIMA CENA NELLA CAPPELLA DEL SS.MO SACRAMENTO
Nel 1822, il Decurionato di Mottola decise di procedere al rifacimento del pavimento, delle murature, delle finestre e della volta in lamia del SS.mo Sacramento. Si convenne di non sostituire l’altare in pietra calcarea con uno di marmo, perché esso “è di buon lavoro”. Furono rimandati “a miglior fortuna” l’acquisto di un nuovo pulpito, del battistero e del “quadro della Cena”, con la raffigurazione canonica del sacramento dell’eucaristia.
Nonostante i buoni propositi, per una serie di vicissitudini la ricostruzione del cappellone ebbe termine solo nel 1830. Invece, per l’acquisizione del dipinto si dovette aspettare addirittura il 1841. Solo in quell’anno la chiesa incrementò il proprio patrimonio artistico, acquistando per 200 ducati la tela dell’Ultima Cena, che venne collocata dietro l’altare del cappellone; la sua cornice dorata venne realizzata nel 1848 da Luigi Sportelli.  
Come attestano documenti d’archivio, nonché la firma ritrovata sul dipinto durante il suo restauro effettuato nel 2014, l’autore è Gennaro Maldarelli (1796-1858) e non il figlio Federico, come in precedenza era stato erroneamente ipotizzato. La tela fu dipinta nel 1841 dall’artista neoclassico, ritenuto “uno de’ più valenti pittori di quella Capitale”, che era molto quotato presso la corte borbonica tanto da aver realizzato  il dipinto centrale della volta della Sala del Trono nell’Appartamento Nuovo della Reggia di Caserta, raffigurante La posa della prima pietra del Palazzo il 20 gennaio 1752.
Gennaro Maldarelli tra il 1838 ed il 1841 aveva dipinto alcune tele anche per la chiesa di San Giorgio a Locorotondo ; nel 1838 l’Assunzione della Vergine, nel 1839 San Michele arcangelo e la caduta degli angeli ribelli, nel 1840 San Giorgio che uccide il drago. Tra di esse figura, sempre nel 1841, una Ultima cena che risulta essere una copia assolutamente identica della tela mottolese.
Il soffitto del cappellone è completamente decorato e presenta alcuni dipinti, di fattura più recente, rappresentanti la SS. Trinità, con ai lati l'Agnello Pasquale e la Navicella della Chiesa. Ai lati dell'ingresso nella cappella, in due medaglioni sono raffigurati San Pietro con le chiavi del Paradiso e San Paolo con la spada ed il libro.

LA STATUA DI SANT’ANTONIO DI PADOVA
La prima cappella della navata destra ospita la statua lignea di Sant'Antonio da Padova, che risale al 1830, anno in cui essa fu donata dal Capitolo mottolese al comitato promotore della omonima confraternita, che venne riconosciuta solo nel 1873. Essa ricorda la estasi di Camposampiero. Sant’Antonio, con la tonsura e vestito con il saio francescano, regge sul braccio sinistro Gesù Bambino, e ambedue sono dotati di aureola d’argento. Il Santo nella mano sinistra tiene  il libro aperto, simbolo della sua dottrina teologica e della predicazione, con la mano destra regge un giglio d’argento, simbolo di purezza. Il bambino ha la mano sinistra appoggiata sopra l’orbe crucigero e si rivolge al Santo, con la mano destra protesa verso il suo volto, quasi per accarezzarlo.

LA STATUA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE
Nella navata sinistra, in una nicchia nella parete sinistra della cappella dedicata a Gesù Bambino, è collocata la statua della Madonna delle Grazie, protettrice dei musicanti mottolesi. Dalla seconda metà dell'Ottocento, per circa un secolo, tutti i membri del Concerto Bandistico mottolese, una autentica istituzione per la città, portavano in processione il 2 luglio questa statua dalla cappella del Cimitero a lei dedicata a sino alla ex cattedrale. Il culto mottolese per questa Madonna è ancora più antico, infatti la contrada già ospitava una cappella rurale intitolata alla Madonna delle Grazie, attorno alla quale venne realizzato il nuovo camposanto, negli anni ‘30 dell’Ottocento.