La tomba a camera "tarantina"
Ultima modifica 5 maggio 2020
Testo di Sergio Natale Maglio - © Tutti i diritti riservati
Anche la importante scoperta archeologica di una tomba a camera di tipo "tarantino" risale alla prima metà del III secolo a.C. Essa fu scoperta nel corso di lavori per l'allargamento della SS.100, all'altezza della attuale "Sala Azzurra", nella zona di San Basilio, il 29 dicembre 1954.
La tomba a camera "tarantina", tipologia molto utilizzata in tutta la Puglia dalla metà del IV secolo a.C., era costituita da una camera singola o da più vani affiancati. Interamente cavata nella roccia, o in parte costruita, aveva solitamente il tetto piano, realizzato tramite grossi blocchi di pietra affiancati. All’interno, era addossato alle pareti la kline, il letto funebre in muratura, spesso modanato e dipinto. Vi si accedeva tramite un dromos a scivolo o a gradini. Le porte erano chiuse da una lastra di pietra, che veniva talvolta dipinta a imitazione dei modelli lignei.
La tomba di San Basilio fu rinvenuta a una profondità di m. 0,70 dal piano stradale e misurava m. 2,80 x 2,80, con altezza di m. 1,70. La porta era costituita da una lastra di carparo dipinta, che simulava travi in azzurro e bianco giallino. La kline, posta di fronte all'ingresso e priva di cuscini, era a rilievo, su fondo azzurro; presentava sostegni laterali a fondo giallo scuro con motivo a palmetta stilizzata e traversa di colore rosso. Aveva davanti un blocco a forma di tavolino, con sottili pilastrini. In alto, le pareti mostravano una cornice modanata e dipinta in rosso e blu.
Lo scarso corredo era costituito solo da una oinochoe, una sorta di brocca utilizzata per versare vino o acqua, e una piccola tazza in ceramica dello stile di Gnatia, più qualche frammento di ferro.