La “Cattedrale”

Ultima modifica 12 maggio 2020

Testo di Sergio Natale Maglio - © Tutti i diritti riservati

La più antica "grotta di Dio" mottolese è una chiesa del grande e arcaico villaggio rupestre di Petruscio che è però completamente priva di affreschi, la cosiddetta Cattedrale. La mancanza di dipinti alle pareti è un chiaro indicatore della arcaicità della grande chiesa rupestre, databile al X secolo, che rappresenta una delle più antiche cripte della Puglia centrale rupestre.  
Essa mostra un orientamento non liturgico, abbastanza comune nelle chiese precedenti l'anno Mille, con le absidi poste ad ovest. La pianta della chiesa è mononavata, con l’aula separata dal bema attraverso due pilastri rettangolari collegati da archi a tutto sesto. Ambedue mostrano attualmente solo dei monconi, evidenziando il tentativo di far crollare la chiesa, attraverso l’abbattimento dei pilastri centrali, sicuramente compiuto nel corso dell’evento bellico traumatico che causò l’abbandono repentino del villaggio rupestre da parte dei suoi abitanti.
La calotta dell’ampio e profondo abside centrale, dotato di un subsellia (sedile) perimetrale, ospita un altare di tipo greco, discosto dalla parete,  e mostra sulla parete tre croci graffite. Un altro abside, meno profondo e privo di altare è posto a destra del primo, mentre alla sua sinistra un arcone delimita una grande nicchia, nella cui parte inferiore sono graffite altre tre croci.
Tra queste figura una croce patriarcale, a doppia traversa, che abbiamo visto essere presente anche su uno spuntone di roccia presso la casa-grotta facente parte del complesso della  “Casa dell’Igumeno”. La croce patriarcale graffita all’interno della chiesa è potenziata, ovvero tutti i suoi bracci terminano con  una croce in  tau. Le croci mottolesi a doppia traversa costituiscono un segnale importante della presenza bizantina nella nostra terra nel IX e X secolo e la testimonianza dell’ambito geo-culturale dal quale provenivano molti dei colonizzatori che in quei secoli ripopolarono la nostra terra.
Il  collegamento con le aree bizantine dell’Anatolia, del Mar Nero e del Caucaso si ritrova in altri particolari architettonici che sono ricorrenti nelle chiese mottolesi più arcaiche, come ad esempio  nei cordoli in pietra, utilizzati come sedili, che corrono lungo le pareti, e che ritroviamo a Petruscio sia nella Cattedrale che nella chiesa del greppo est all’interno del villaggio, nonché nei suoi pressi, nelle chiese rupestri di masseria Scarano, Villa Iolanda e San Marco. Questi subsellia sono perfettamente simili  a quelli che si ritrovano nei templi ipogei della Cappadocia, Crimea, Bulgaria e Georgia.
Diverse altre croci e iscrizioni sono graffite un po’ ovunque alle pareti. La grande chiesa rupestre non è attualmente visitabile, a causa della pericolosità di una serie di crolli che hanno interessato la parte anteriore, prospiciente all'ingresso originario, che hanno anche reso invisibile la facciata originaria. All'esterno, su una piccola spianata del banco roccioso vi è una piccola e tipica necropoli medioevale, che presenta le caratteristiche tombe a pianta rettangolare ed a sezione trapezoidale, con la base più piccola rivolta verso l'alto.