Età del bronzo – Ripostiglio di bronzi

Ultima modifica 5 maggio 2020

Testo di Sergio Natale Maglio - © Tutti i diritti riservati

Una evidente testimonianza del grande progresso tecnologico nella lavorazione dei metalli, facilitato dalle migrazioni e dagli scambi inter-culturali nel periodo japigio, la si ritrova nel ripostiglio di bronzi che venne rinvenuto a Mottola nel 1899, durante i lavori di scavo delle fondamenta del palazzo D’Onghia, nei pressi della chiesa matrice ex cattedrale.
Questo importante cimelio archeologico, attualmente esposto presso il M.AR.TA. (Museo Nazionale Archeologico di Taranto), risale alla cultura protovillanoviana che si sviluppò nell’età del Bronzo finale, tra XI e X secolo a.C. Si tratta di un ripostiglio di oggetti di bronzo composto da cinque scuri, tre scalpelli, un ago, un martello e una lancia con lama a foglia di lauro; quest’ultima purtroppo è andata perduta, perché al momento del ritrovamento venne immediatamente spezzata e fusa da un fabbro ferraio.
Come altri ripostigli analoghi che sono stati ritrovati nella provincia di Taranto e nella regione pugliese, esso testimonia  l’esistenza di strette relazioni e di una forte omogeneità tecnica, tipologica e stilistica con la metallurgia egea. Ciò fa pensare alla possibile presenza nel nostro territorio di artigiani greci, che operavano insieme con quelli japigi, addirittura alcuni secoli prima dell’insediamento di colonie della Magna Grecia nel meridione della penisola italica.