“Civiltà rupestre”: la scelta di vivere in grotta

Ultima modifica 7 maggio 2020

Testo di Sergio Natale Maglio - © Tutti i diritti riservati

'Opus est tamen calorem solis aestivi umbra crassiore propellere.' Quid ergo? non vetustas multa abdidit loca quae vel iniuria temporis vel alio quolibet casu excavata in specum recesserunt? Quid ergo? non in defosso latent Syrticae gentes quibusque propter nimios solis ardores nullum tegimentum satis repellendis caloribus solidum est nisi ipsa arens humus?  (Seneca - Epistulae Morales Ad Lucilium - Liber XIV, XC, 17)
“Però, bisogna respingere la calura estiva creando più ombra”. Ebbene? Con gli anni non si sono formati molti anfratti che, scavati dalla corrosione del tempo o da qualsiasi altro fenomeno, divennero caverne?  Non si rifugiano sottoterra i popoli della Sirte e quelli che, per l'eccessivo ardore del sole, non hanno nessuna copertura sufficientemente valida per respingere il caldo, se non la stessa terra riarsa?

Il territorio di Mottola custodisce i resti archeologici di due antichi villaggi, Petruscio e Casalrotto, che sono conosciuti tra i più noti insediamenti medievali del Mezzogiorno d’Italia. La particolarità di questi villages désertés è rappresentata dalla natura delle loro abitazioni, laboratori e chiese, che non sono costruiti con pietra, legno o mattoni, come avviene di solito, bensì scavati nella roccia. Il territorio di Mottola, così come quelli di  tanti altri comuni della Puglia centrale che si affacciano sulle pianure joniche e adriatiche, è disseminato di questi insediamenti umani scavati, il più noto dei quali è Matera, che proprio per tale caratteristica è stata dichiarata dall’UNESCO patrimonio culturale dell’umanità.
Per quale motivo in queste zone è stato scelto dall’uomo  del Medioevo un modo così “eccentrico” di abitare?
Molte regioni del pianeta, nel corso della storia dell’uomo, hanno ospitato e ospitano tuttora abitazioni umane che sono scavate nel terreno e nella roccia, le cosiddette “architetture ipogee” o “architetture per sottrazione”.
E’ stata anche usata la definizione “civiltà rupestre”, proprio in riferimento alla vita in grotta di alcune popolazioni della Puglia. Il termine è stato descritto come un ossimoro, per l’apparente contraddizione tra l’accezione positiva del sostantivo “civiltà” e quella negativa dell’aggettivo “rupestre”, che sembra essere riduttivo del primo termine. Ma forse questa interpretazione non è corretta, perché tale scelta può essere considerata, per certi versi, un raffinato adattamento ambientale, quindi meritare ampiamente una particolare definizione di “civiltà”.
L'uomo, nel corso della sua storia millenaria, ha scelto molte volte di vivere in questo genere di abitazioni allo scopo di nascondersi e difendersi dai nemici. Ma ha compiuto questa scelta, soprattutto quando ha ritenuto la casa sotterranea più conveniente alle sue necessità di adattarsi a condizioni ambientali molto difficili, ovvero per difendersi sia dal caldo che dal freddo.
La grotta artificiale, a differenza della grotta naturale, esiste grazie ad una precisa scelta “economica” e culturale, che è stata effettuata dall’uomo in un determinato periodo storico. L’adattamento al clima è il motivo principale di questa scelta. L’abitazione in grotta ha rappresentato una importante risorsa in aree caratterizzate da condizioni ambientali difficili, soprattutto durante cicli climatici che le hanno esasperate. L’uomo ha scelto di scavare le proprie abitazioni nella roccia sfruttando alcuni importanti principi termici delle grotte, come la “climatizzazione passiva” degli antri ipogei. La spessa cortina di roccia o di terreno nella quale sono scavati gli ambienti sotterranei, li protegge da sole, vento, pioggia e gelo, li rende facilmente riscaldabili e, soprattutto, fa mantenere costante la loro temperatura interna durante tutte le stagioni. L’abitazione scavata, quindi, ha il grande vantaggio di garantire al suo ospite un efficiente ed economico “condizionatore” naturale.
La scelta di vivere in grotta da parte delle comunità umane viene definita TROGLODITISMO, termine che deriva dal greco troglo-dytes, composto dalle parole 'caverna' e 'penetro'.  Storicamente il trogloditismo cominciò a manifestarsi con l’età dei metalli, quando l’uomo poté avere a disposizione strumenti adatti a lavorare la pietra, e si affermò soprattutto laddove le proprietà geologiche di alcune rocce tenere – come la calcarenite, il loëss, il gesso, l’arenaria, il tufo vulcanico - permettevano la facile escavazione, la sicurezza e la durata delle abitazioni.
Le abitazioni trogloditiche, totalmente o parzialmente scavate, mostrano tipologie varie e diverse, a seconda delle condizioni ambientali, storiche, sociali e culturali vissute dalle singole comunità umane che hanno compiuto la scelta di vivere sottoterra.
Nel nostro caso, nella Puglia centrale, la scelta di vivere in grotta è stata favorita dalla facile lavorabilità della tenera “calcarenite di Gravina”, volgarmente detta “tufo”, che abbonda ai margini dell’altopiano murgiano, che a sua volta è composto da una roccia ben più dura, il “calcare di Altamura”. Il trogloditismo si manifestò in Puglia soprattutto nel Medioevo, durante uno dei cicli climatici naturali più caldi del pianeta, molto simile per alcune caratteristiche a quello che stiamo vivendo attualmente.
Il piccolo optimum medioevale –  ‘Medieval Warm Period’ (MWP) oppure ‘Medieval Climate Anomaly’ (MCA) – tra il IX ed il XIV secolo rappresentò la più lunga fase storica caldo-umida vissuta dal pianeta dopo il disgelo post-glaciale. Fino a quel momento, dall’Età del Rame fino all’Alto Medioevo, diversi insediamenti umani trogloditici si erano localizzati prevalentemente nell’attuale regione climatica subtropicale temperata dell’emisfero settentrionale, posta tra il 20° e il 40° parallelo. Tra la fine dell’Alto Medioevo e gran parte del Basso Medioevo gli insediamenti umani ipogei si intensificarono ulteriormente nella stessa fascia climatica in regioni di Cina, Afghanistan, Cappadocia, Armenia, Nord Africa, America settentrionale e Messico, ma  soprattutto il trogloditismo “sconfinò” verso nord, fino al 50° parallelo, coinvolgendo diverse regioni di Georgia, Crimea, Italia centro meridionale, Francia, Inghilterra e infine Spagna.