Il territorio delle querce, delle masserie e dei trulli

Ultima modifica 13 maggio 2020

Testo di Sergio Natale Maglio - © Tutti i diritti riservati

L’amplissimo territorio della città di Mottola, vasto 212,33 kmq, dal punto  di vista ambientale si presenta grosso modo suddiviso in due grandi aree di notevole interesse naturalistico, con diverse ed evidenti caratteristiche.
 A sud del centro abitato, sul primo gradino murgiano posto tra i 200 ed i 250 metri s.l.m., corre l'arco delle celebri gravine dell’arco jonico, che sono circa settanta in tutto, di varia dimensione. Un quarto del territorio mottolese rientra nell’area del Parco delle Gravine e in esso si snodano gli antichissimi fiumi fossili dei grandi e spettacolari canyon di Petruscio, Capo Gavito, Forcella, San Biagio e Castellaneta, insieme a decine di lame, incisioni di più modeste dimensioni. La zona, dal punto di vista geologico, è contraddistinta dalla presenza di teneri depositi argillosi, sabbiosi, tufacei e marnosi risalenti al Pliocene (tardo periodo Terziario, da 12 milioni a 1.700.000 anni fa) ed al successivo Pleistocene (Quaternario).
Le originarie essenze vegetali di questa prima fascia territoriale, che è fortemente antropizzata, sono custodite negli inaccessibili scrigni delle gravine, nelle garighe e nei pendii rocciosi. La vegetazione naturale dell’ecosistema presenta formazioni riconducibili prevalentemente al climax della macchia mediterranea dei climi aridi, che è resistente alle alte temperature e alla carenza idrica (areale dell'Oleastro e del Carrubo, Oleo-Ceratonion). Gli altri habitat di notevole importanza naturalistica che si ritrovano sul territorio a sud di Mottola sono costituiti dai “percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea”, ovvero praterie xerofile con formazioni erbose secche seminaturali e cespugli; dalle “pinete mediterranee di pini mesogeni endemici” di Pini d’Aleppo; dalle “pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica”, ovvero le ripidi pendici delle gravine che ospitano la particolare e rara flora rupestre.
Sul secondo gradino murgiano del territorio mottolese sono presenti invece gli originari lineamenti della vegetazione spontanea della Murgia, intatti o solo parzialmente degradati, conservati nei più importanti boschi di querce della provincia tarantina.
A Nord e a Est della città, infatti, si stende un altopiano ondulato, le cui vette raggiungono anche i 500 metri (Monte Sorresso 502 m., Monte Orsetti 461 m.), che è caratterizzato geologicamente dalle dure rocce calcaree e dalle dolomie cristalline del Cretaceo Superiore (Era Secondaria o Mesozoica, da 135 a 65 milioni di anni fa). La vegetazione è tipica del climax della foresta mediterranea sempreverde (areale del Leccio, Quercion ilicis);  nelle zone più alte, oltre i 400 metri s.l.m., si evolve nel climax della foresta submontana, con la presenza di essenze a foglia caduca che hanno bisogno di un apporto idrico medio come la Roverella (Quercion pubescentis). Un altro habitat molto importante e particolare è rappresentato dai “querceti a quercus trojana”, una rara specie endemica esclusiva in Italia della Puglia centrale e della provincia di Matera, in un bosco ceduo spesso pascolato da bovini.
Mottola possiede 4700 ettari di boschi, che coprono il 22% dell'intero territorio comunale, e che rappresentano circa il 50% dell’intera area boscata dei comuni del Parco delle Gravine. Sono gli ultimi consistenti lembi di una immensa e impenetrabile foresta originaria che sino alla fine dell'800 ricopriva gran parte della Puglia e della Basilicata. Ancora oggi, nonostante i disboscamenti, la Puglia conserva il primato in Italia della rappresentatività delle specie quercine. Sono ben dieci, infatti, quelle che vegetano sul territorio regionale, vale a dire cerro, farnia, farnetto, fragno, leccio, rovere, roverella, spinosa, sughera e vallonea.  Mottola vanta la presenza nei suoi boschi di almeno quattro tipi di querce, il leccio, la roverella, la spinosa e il raro fragno, una delle querce più rare, che è presente in Italia solo in un areale molto ristretto, limitato alle province di Taranto, Bari, Brindisi e Matera.