Paleolitico - Test

Ultima modifica 4 maggio 2020

Testo di Sergio Natale Maglio - © Tutti i diritti riservati

Le prime testimonianze di insediamenti umani nell’altopiano della Murgia, nel cui settore sud-est si trova il centro abitato di Mottola, risalgono all’uomo di Neanderthal, giunto in Europa dall’Africa prima dell’inizio dell’ultima glaciazione Wurmiana, che si protrasse in un arco temporale che va da 110.000 a circa 12.000 anni fa. Infatti, i resti ossei di Ciccillo, il famoso “Uomo di Altamura” ritrovati nella grotta di Lamalunga, appartengono a un Neanderthal, che è vissuto in un periodo compreso fra i 172.000 e i 130.000 anni fa.
Anche in siti più vicini a Mottola non mancano testimonianze del suo passaggio, come nella gravina di Palagianello nella quale, nel “Riparo Manisi”, sono stati trovati resti di pietre lavorate risalenti a un insediamento umano di epoca musteriana, del Paleolitico Medio, tra i 120.000 e i 30.000 anni fa.
Nella gravina di Ginosa, poi, le ceneri vulcaniche provenienti dalle eruzioni del Monte Epomeo di Ischia hanno seppellito, circa 55 mila anni fa, l’accampamento neandertaliano del “Riparo l’Oscurusciuto”. In questa “Pompei del Paleolitico Medio” sono stati ritrovati resti di capanne, laboratori per la lavorazione della pietra e la produzione di strumenti litici, avanzi di ossa degli animali cacciati e macellati.
Grazie a questi reperti di archeofauna, sappiamo che in quel periodo – molto più freddo dell’attuale – la Murgia delle gravine era popolata dagli uri o “bos primigenius”, grandi bovini che si sono estinti circa quattrocento anni fa, e poi ancora da animali come cervi, cavalli, daini, caprioli, cinghiali, stambecchi, camosci, lepri, leoni e lupi.
Nel Paleolitico superiore l’uomo di Neandhertal lasciò il posto all’uomo di Cro Magnon, diretto antenato dell’homo sapiens, del quale troviamo i segni nel “Grotta Paglicci” del Gargano e nella salentina “Grotta delle Veneri”, datate rispettivamente a 16.000 e 12.000 anni fa.
I resti archeologici e paleontologici più antichi che sono stati trovati a Mottola potrebbero risalire anch’essi al Paleolitico superiore o al Mesolitico. Nel 1986 a Mottola una cava di contrada Acquagnora restituì una breccia ossifera che conservava denti e ossa di uri, nonché ossa e parti di zanne di elefante; un’altra breccia ossifera quaternaria, trovata in una cava presso la Madonna del Carmine, oltre a numerose ossa e denti di animali preistorici, mostrava anche i resti di raschiatoi e selci lavorate.