La Porta Nuova e il convento di San Nicola dei Greci

Ultima modifica 5 maggio 2020

Testo di Sergio Natale Maglio - © Tutti i diritti riservati

La Porta Nuova della città, rinforzata con bastioni, si apriva a settentrione sulla cinta difensiva medievale, in coincidenza con l’attuale ingresso su via Muraglia di via Francesco Lemarangi che porta al largo San Nicola. La porta è raffigurata in primo piano in una celebre incisione in rame della seconda metà del Seicento di Cassianus da Silva, relativa all’abitato di Mottola, che correda l’opera Il Regno di Napoli in prospettiva diviso in dodeci provincie, dell’abate Giovan Battista Pacichelli.
Il complesso fortificato della porta venne distrutto alla fine dell’Ottocento, con l’edificazione del palazzo Fanelli. Sono ancora visibili da via Muraglia i resti di una modesta torre con base quadrata leggermente inclinata a scarpata e con un cornicione, che faceva parte di quelle fortificazioni, collocata tra il palazzo Fanelli e una scalinata che è stata realizzata nei primi decenni del '900, a seguito della demolizione di alcuni vetusti fabbricati che erano posti sulla linea perimetrale settentrionale del borgo medievale.
Il palazzo venne fatto costruire dal notaio Tommaso Fanelli, originario di Castellana, tra gli ispiratori e fondatori della comunità evangelica mottolese, che fu l’ultimo sindaco di Mottola nominato nel periodo borbonico, ma anche il primo del nuovo corso sabaudo, avendo organizzato e gestito il plebiscito del 21 ottobre 1860 per l’annessione del Regno delle Due Sicilie al nascente Regno d’Italia. Il Fanelli fornì alla comunità protestante mottolese il suo primo luogo di culto, che venne aperto nel 1881 proprio di fronte alla abitazione del notaio, tra via Lemarangi e via Muraglia, il cui poderoso muro di contenimento era stato costruito negli anni ’40 e ’50 dell’Ottocento.
Secondo la tradizione, il toponimo largo San Nicola designava il sito di un antichissimo convento dedicato a San Nicola dei Greci Bizantini, che la leggenda vuole edificato nel VI secolo – quindi nel corso della prima colonizzazione bizantina - e quindi distrutto dai Saraceni di Saba nel IX secolo. Le Rationes Decimarum del 1324, in effetti, riportano l’esistenza a Mottola di un beneficio a favore dell’abate Ruggero pro ecclesia S. Nicolai de Grecis. Di questa chiesa o convento, comunque, non conosciamo il sito.
Da largo San Nicola risale la strada principale della Schiavonia, via Lemarangi, l'antica via Bellifiori o Belfiori, che mostra alcune interessanti decorazioni architettoniche sulle facciate di alcuni edifici, come una finestra decorata con putti all'altezza del civico 6 e una spettacolare balconata tufacea, poco distante dalla stessa. Queste decorazioni hanno fatto ipotizzare a taluni studiosi che fossero appartenute alla struttura del convento medievale di San Nicola dei Greci, ma in realtà sembrano risalire all’età moderna.