La chiesa della Beata Vergine del Carmelo e delle Anime del Purgatorio
Ultima modifica 6 maggio 2020
Testo di Sergio Natale Maglio - © Tutti i diritti riservati
Agli albori del nuovo secolo, sul versante occidentale dell’antico circuito murario medievale della città iniziò la costruzione dell’oratorio della Confraternita della SS. Madonna del Carmelo e del Purgatorio, costituita per iniziativa del quaresimalista dell’Ordine Carmelitano fra Carlo Scialpi di Martina, che nel 1701 ottenne l’assenso della Curia vescovile di Mottola.
La confraternita ottenne la ratifica del regio assenso solo diversi decenni più tardi, nel 1780 da Ferdinando IV di Borbone, e venne iscritta all’Ordine Carmelitano nel 1858. Durante i lavori di costruzione dell’oratorio, utilizzò provvisoriamente l'antica chiesa medievale della Badia di San Giacomo.
La costruzione della chiesa si sviluppò in tre fasi. Nella prima, a partire dal 1699, si avviò la costruzione del primo nucleo sulle vecchie mura medievali che si affacciavano lungo via Fuesso, attualmente via Mazzini, così chiamata in ricordo dell'antico fossato che proteggeva da questo lato le fortificazioni murarie della città, colmato nel 1613. La costruzione originaria, che venne terminata nel 1714, era accostata alle mura difensive e aveva il portale di ingresso su via Purgatorio, essendo quindi orientata verso ovest. La sua lunghezza giungeva sino alla attuale porta di accesso alla sagrestia, dove erano collocati l’abside e l’altare.
Traccia della forte devozione popolare nel Settecento alla Madonna del Carmelo può essere osservata in vico Marasco, nel centro storico, nel quale, all'altezza del civico 7 è affissa una caratteristica formella di porcellana decorata del XVIII secolo, raffigurante la Madonna del Carmine con il Bambino in braccio e la corona retta da due angeli; la Vergine regge lo scapolare e, sotto la iscrizione S.M.D.M.C. 1752 (Santa Maria del Monte Carmelo 1752) appaiono tre anime del Purgatorio tra le fiamme, con lo scapolare al collo. Di tavolette votive di porcellana come questa, fino a qualche decennio fa se ne contavano parecchie nel centro antico.
In una seconda fase, la confraternita nel 1859 progettò l’ampliamento della cappella, oramai insufficiente a contenere confratelli e fedeli e, nel 1865, ottenne gratuitamente dal Comune l’area per ingrandirla. Di conseguenza, nel 1873 furono demolite le fortificazioni esterne all’abside e lo stesso venne ampliato fino al limite delle vecchie mura medievali. In tal modo raggiunse l'attuale conformazione planimetrica, mantenendo però ancora a occidente l'altare principale.
La terza fase si verificò dopo il 1939, anno nel quale la cappella venne elevata a sede di parrocchia. Nel 1954 venne realizzato il nuovo ingresso su via Mazzini e fu murato il vecchio ingresso su via Purgatorio, con l’inversione dell’orientamento liturgico della chiesa che venne riportato a quello canonico, cioè con l’abside verso est.
Sul vecchio ingresso in via Purgatorio fu trasferita la pala in cartapesta della “Mater Decor Carmeli” sulle fiamme, opera del maestro cartapestaio leccese Oronzo Solombrino, che era stata donata dai predicatori passionisti in una missione del 1934. Originariamente essa era stata collocata in un soccorpo posto in via Mazzini, che venne rimosso successivamente per poter realizzare la nuova scalinata di ingresso alla chiesa. Nel 2002, questa pala è stata oggetto di un accurato restauro.
La chiesa ha una sola navata, lunga e stretta, con una cupola posta alla metà della stessa; presenta tre altari ed è dotata di uno stretto e alto campanile con due campane, la più grande realizzata dalla Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone, in Molise.
L’interno della chiesa è decorato con colonne in stucco lucido e capitelli corinzi, e presenta sulla volta stucchi ottocenteschi. Nel retrospetto dell’ingresso, sopra l’organo, è collocato un grande dipinto rappresentante la visione della Vergine del Carmelo tra san Michele Arcangelo e san Giovanni evangelista, sopra alcune anime purganti tra le fiamme del Purgatorio.
Entrando, a sinistra vi è una nicchia a fondo semicircolare, rivestita di marmi, che ospita l'elegante fonte battesimale in marmo di Carrara e con la base in bardiglio. Sul registro superiore appaiono due recenti dipinti, uno rappresentante San Francesco, opera di Giuseppe Acquaro, del 1990, e l’altro Santa Rita da Cascia. Di fronte, a destra, vi è una nicchia gemella con la statua marmorea di San Giuseppe e il Bambino Gesù; sul registro superiore troviamo un recente dipinto di Santa Rita.
Proseguendo lungo la navata, a sinistra è posta la cappelletta del Sangue Sparso, che mostra sull'altare una Crocifissione con Angeli e le statue della Madonna di Lourdes e di Gesù risorto. L’altare della cappella è l’altare tridentino della chiesa, realizzato prima della riforma conciliare. Di fronte alla cappella, sull’altro lato della navata, vi è l’ingresso alla sacrestia.
Proseguendo ancora, a sinistra è posta una statua in legno e cartapesta della Crocifissione, databile al 1860, probabilmente opera del famoso maestro cartapestaio leccese Antonio Maccagnani. Di fronte, troneggia in una nicchia la statua in pietra del Sacro Cuore di Gesù.
Nelle vele che sorreggono la cupola sono raffigurati i quattro Evangelisti. Si fronteggiano due altari laterali gemelli, decorati con marmi, dai quali dipartono due tozze colonne con capitelli corinzi che reggono i frontoni delle edicole, decorati con medaglioni tondi dipinti.
Nell'altare a sinistra, in una nicchia è posta la statua di Santa Lucia; una teca nell’altare conserva la reliquia della santa Martire, custodita nella chiesa sin dal 1759, come viene attestato da una bolla di autenticità rilasciata dal vescovo di Mottola Nicola Paolo Pandolfelli.
Nell'altare a destra è conservata la statua lignea settecentesca dell'Addolorata, di scuola napoletana , principale protagonista della processione del Sabato Santo, che veglia il Gesù Morto in cartapesta, custodito in una teca di vetro che è collocata al di sotto del piano dell'altare.
Nell’abside, l’altare principale è di recente fattura. Nel 1966 la chiesa fu interessata da lavori di restauro con la rimozione dell'altare di tipo tridentino, attualmente collocato nella cappella del Sangue Sparso, che venne sostituito con l'attuale, secondo le nuove disposizioni liturgiche del Concilio Vaticano II. Sull’altare è posta la statua lignea settecentesca di scuola napoletana della Madonna del Carmelo; il suo prezioso abito riccamente decorato, risale agli inizi del XIX secolo. La statua, che gode di particolare venerazione da parte dei massari e dei lavoratori della terra, viene portata trionfalmente in processione per il paese durante la festa del Carmine, che si celebra a luglio da ben due secoli, ovvero dal 1819.
Un prezioso tesoro di fede e cultura popolare è costituito dalle statue dei Misteri della confraternita, che dal 1860 sono protagoniste della spettacolare processione del Sabato Santo, una delle più famose della provincia jonica. Le statue sono in gran parte opera del famoso maestro cartapestaio leccese Antonio Maccagnani, operante nella seconda metà dell’Ottocento, e raffigurano i principali avvenimenti della passione e morte, ovvero "Gesù nell'orto degli ulivi", "Gesù alla colonna", "Gesù incoronato di spine", "La caduta di Gesù", "Veronica con il manto rosso", "Veronica col volto di Cristo", "La Pietà" e "Il Calvario".