La coroplastica votiva di Dolcemoroso

Ultima modifica 5 maggio 2020

Testo di Sergio Natale Maglio - © Tutti i diritti riservati

La zona archeologica di Dolcemorso è al centro di diversi scavi clandestini.  Nel 1998 il Museo Archeologico di Taranto venne in possesso di diverse statuette in terracotta, la cosiddetta coroplastica votiva, che quasi certamente provenivano da questa zona.
Le fornaci e gli atelier di coroplastica furono particolarmente attivi in colonie greche come Taranto e Metaponto a partire dalla metà del VI secolo fino alla metà del IV secolo, rarefacendosi successivamente per scomparire quasi del tutto nel corso del III secolo. Le statuette di terracotta dedicate alle diverse divinità, una sorta di ex voto dell’epoca, venivano prodotte e acquistate soprattutto per essere deposte durante rituali votivi presso aree sacre e santuari interni ed esterni alle città, più raramente nelle sepolture accanto al defunto.
La deposizione votiva delle statuette di terracotta era una usanza di origine greca, vera e propria “moda”  che si diffuse e si radicalizzò nelle colonie occidentali molto più che nella madrepatria. Era collegata allo svolgimento di celebrazioni ben definite, durante le quali centinaia e migliaia di queste figurine fittili venivano deposte in onore degli dei,  in un comportamento rituale codificato e collettivo. Al termine dei riti le statuette venivano raccolte e interrate in stipi votive. Quasi sicuramente questo rito veniva praticato durante le Tesmoforie, le feste in onore di Demetra Tesmofora, dea della fertilità e dell'agricoltura, e di sua figlia Persefone, regina dell’oltretomba, divinità il cui mito spiega l'alternanza delle stagioni.  Il culto per la dea Demetra sembra essere attestato nel territorio mottolese dal ritrovamento ai primi dell’800 all’interno del perimetro murario medievale della città  di colonne ed epigrafi appartenenti a un tempio dedicato alla dea.
Gli esemplari di coroplastica votiva ritrovati a Mottola sono circa un centinaio e coprono tutta la gamma di soggetti tipici della coroplastica votiva tarantina, dal cavaliere/guerriero all’offerente, dalla divinità femminile in trono al soggetto maschile o femminile recumbente, ovvero in posizione coricata o semi seduta. La loro datazione si colloca tra i periodi arcaico e classico, dalla metà del VI secolo fino agli ultimi decenni del IV secolo a. C.