Età del ferro

Ultima modifica 5 maggio 2020

Testo di Sergio Natale Maglio - © Tutti i diritti riservati

Anche le specchie, cumuli circolari di pietrame informe  del diametro di 6-10 metri e con una altezza di metri 1,70-1,85, appartenevano ai costumi di popolazioni illiriche, giunte nel nostro territorio nella prima Età del Ferro dall’Istria o dalla Bosnia, ove vigeva questa usanza funeraria. I cumuli di pietre coprivano sepolture scavate di forma parallelepipeda, che contenevano i resti dei defunti, assieme a corredi di fibule, scuri, armille di bronzo e cocci di vasellame rustico a impasto terroso. Questi “monumenti” funebri erano molto diffusi nell’areale pugliese che va dal Salento sino alla Murgia materana e alcune specchie vennero ritrovate  verso la fine dell’Ottocento anche nel territorio di Mottola, a Masseria Sabato, in località Pischirofoli, e a Petruscio .
L’importante influsso dei costanti scambi commerciali e culturali con l’oriente viene testimoniato dal ritrovamento nel territorio di Mottola di alcuni oggetti dell’artigianato locale che imitavano modelli costruttivi e decorativi originari o diffusi nell’Egeo e nel Mediterraneo orientale. In sepolture precedenti la fondazione spartana di Taranto, sono state ritrovate tazze biansate con una palese imitazione dei vasi orientali greci; così come appare chiaramente ispirata al gusto e allo stile cretese una lamina figurata bronzea, rappresentante l’incontro tra  due giovani che si abbracciano, che apparteneva al bracciale di uno scudo, risalente alla seconda metà del VII secolo a.C.


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