L'Ottocento

Ultima modifica 6 maggio 2020

Testo di Sergio Natale Maglio - © Tutti i diritti riservati

Anche per Mottola l’800 fu un secolo pieno di avvenimenti importanti e di svolte fondamentali. A cominciare dagli eventi correlati al decennio francese di Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat, che vide alternarsi nel territorio le scorrerie delle bande filoborboniche e filofrancesi del brigantaggio preunitario. La parentesi giacobina produsse importanti innovazioni come la legge eversiva della feudalità del 2 agosto 1806, che abolì nel Regno di Napoli il feudalesimo con tutte le sue attribuzioni. Quindi, con la legge sulla divisione dei demani del 1º settembre 1806 e i successivi decreti, vennero emanate le norme per la ripartizione ai nullatenenti e ai piccoli proprietari degli antichi demani feudali, ecclesiastici e comunali.
Nel 1818 venne trovata la soluzione del  contenzioso tra l’Università e  i vecchi feudatari Caracciolo, con la cessione al comune della difesa della Marinara e di una parte della difesa di Forzaniello, così anche a Mottola poté avere inizio  la tanto attesa ripartizione delle terre demaniali.
Nel 1822 vennero ripartiti quasi  mille ettari nelle difese delle Vigne, della Marinara, di Forzaniello e Pandaro in 660 quote complessive. La divisione del restante territorio di queste ex difese venne completata circa trent’anni più tardi, nel 1853, con la assegnazione di altre 630 quote. Nel corso dei decenni successivi, infine, nel 1871, 1888, 1891 e nel 1904 furono effettuate nuove ripartizioni nelle terre demaniali di Pandaro, Selvapiana, Parco Cito, Terzi, Controversia, Bovara e Spirito Santo. In tal modo, finalmente anche a Mottola tanti contadini poveri videro avverarsi il sogno secolare e proibito di essere “proprietari” di un pezzo di terra.
In ogni caso, queste ripartizioni non avevano cancellato il latifondo aristocratico; nel 1826, al termine dei tormentati percorsi giudiziari per la ripartizione dei demani, agli ex feudatari Caracciolo restava comunque la proprietà piena ed assoluta di ben 9.923 ettari in territorio di Mottola.
Già nella prima metà del secolo la città era fortemente cresciuta, passando dai 2436 abitanti del 1806 ai 4299 abitanti del 1848. Dopo l’Unità d’Italia il suo territorio rurale si trovò a vivere la burrascosa parentesi del brigantaggio filoborbonico, che per un quinquennio insanguinò e terrorizzò molte masserie del circondario. Subito dopo, si verificò una tumultuosa crescita demografica; se nel 1861, al momento della unificazione dell’Italia, nella città si registravano 5082 abitanti, quarant’anni dopo, nel 1901, essi erano praticamente raddoppiati e se ne contavano ben 9298.
La forte crescita della popolazione, dal punto di vista urbanistico, fece tracimare la città dapprima verso sud est, al di fuori del borgo medievale, oramai decisamente sovraffollato, lungo la strada Nuova, la strada del Monastero, l’Orto della Noce e il sobborgo dell’Annunziata. Dopo l’unità d’Italia la nuova città continuò la espansione sul pianoro oltre le antiche mura ancora verso sud est, grazie alla quotizzazione e lottizzazione dei terreni ex ecclesiastici del Giardino dei Francescani nel 1867 e dell’Orto del Vescovo nel 1881, ma anche sulle pendici della collina a ovest e  nord, nel nuovo sobborgo di Santa Croce.
La mescolanza di diversi fattori, come la divisione dei demani, il dissodamento delle terre, l’incremento delle masserie, il consolidamento del ceto dei “galantuomini”, la crescita demografica, l’incremento dei commerci e l’arrivo della ferrovia a San Basilio, portarono a un forte rilancio economico e sociale della città, simbolicamente testimoniata dalla costruzione dell’imponente Palazzo di Città in uno dei nuovi quartieri. Con il passaggio del latifondo che era stato dei feudatari Caracciolo alla nuova famiglia aristocratica dei de’ Sangro, vi fu anche  il potenziamento delle residenze, dei reperti monumentali e delle infrastrutture della borgata di San Basilio, che restò anche nell’Ottocento il fulcro della grande azienda agrozootecnica ducale.